Dowson City Il terrificante Sourtoe Cocktail
Itinerario Yukon
Un piacevolissimo intermezzo al nostro viaggio nelle terre selvagge dell’Alaska è il breve attraversamento dello Yukon canadese, sulle orme dei cercatori d’oro che hanno popolato per decenni questa regione.
Amanti del rischio e delle avventure anticonvenzionali, abbiamo deciso di percorrere, contro ogni indicazione, la Top of the World.
La strada è uno degli on the road più belli del globo. Percorre tutte le montagne che separano l’Alaska dal Canada collegando rispettivamente Tok e Dawson City.
I panorami sono qualcosa di indescrivibile e la sterrata non è così disastrata come lasciavano immaginare (un’altra storia rispetto all’impercorribile sterrata che in Colombia unisce Popayan e San Augustin).
Se volete saperne di più sulla Colombia in macchina leggi il post “Guidare in Colombia”

Dopo aver facilmente passato la dogana (niente più di qualche domanda sul nostro insolito itinerario), abbiamo potuto godere appieno di scorci da sogno.
Al nostro arrivo una delle più belle sorprese del viaggio: Dawson City. Letteralmente una bomboniera sul fiume Klondike.
Se cerchi un soggiorno a Dowson City ti consiglio il Westmark Inn.
Dowson City
La città, da minuscolo villaggio di pochi abitanti, divenne, nei primi del 900, un popolatissimo centro nevralgico per i cercatori d’oro che si avventuravano lungo il fiume Klondike.

Percorrendo le sue strade, che non hanno ancora mai conosciuto asfalto, si respira l’aria del vecchio West. Le case, le chiese, i saloon.. sembra di esser stati catapultati in un set di Sergio Leone.
È in questa cittadina che abbiamo potuto gustare uno dei pranzi a base di salmone e Black Cod più buoni dell’intero viaggio.
Nota di merito al ristorante Klondike Kate’s Restaurante che ci ha deliziato con le sue pietanze e con il suo clima d’altri secoli.

È stato proprio durante quel pranzo che (dopo ben 10 giorni di viaggio) abbiamo incontrato la prima coppia di Italiani. Gli stessi erano stupiti di trovare tre ragazzi in giro per Alaska e Yukon.
Dopo esserci scambiati qualche consiglio sugli itinerari previsti, abbiamo affrontato il tema più dolente per noi:
“Dove diamine sono gli orsi?”.
Noi purtroppo fino a quel momento li abbiamo potuti osservare solo dal pullman del Denali e da molto, molto lontano.
I due ragazzi hanno preso la loro macchina fotografica, ed hanno cominciato a mostrarci le foto della loro tenda stracciata. Durante il loro soggiorno al campeggio di Riley Creek (il campeggio più periferico nel Denali), di ritorno da un Trekking, avevano trovato questa bella sorpresina.
Allora è vero! Gli orsi ci sono veramente!! Cominciavo a dubitarne.
Terminato questo entusiasmante, quanto terrificante racconto, ci mostrano delle foto di orsi a dir poco in primo piano.
“Dove, dove, dove?”, cominciano ad urlare come due ossessi Pier e Mariana, i miei compagni di viaggio.
La risposta è stato quanto di più insperato: “in riva ad un fiume ad Haines, passano spesso da quelle parti per cibarsi di salmoni presso un restringimento del fiume”.
Prendiamo l’informazione e la mettiamo li’.
Salutiamo i due ragazzi e ci godiamo la cittadina.
In serata avevamo un altro obiettivo: bere il Cocktail Sourtoe. Si tratta di una bevanda tristemente famosa servita in un solo posto in tutto il mondo: proprio qui nel Saloon Sourdough.
Il terrificante Sourtoe Cocktail
Questo inquietante cocktail è una miscela di qualsiasi tipo di superalcolici serviti in un bicchiere, con un alluce umano disidratato e mummificato sotto sale.
La leggenda narra che un uomo conosciuto come il capitano Dick Stevenson, abbia dato inizio a questa tradizione nel 1973. Si dice che abbia preso l’alluce originale in una cabina che ha comprato, appartenente in precedenza ad un cacciatore che aveva perso il suo alluce per assideramento, e lo aveva conservato in un barattolo.
Secondo le regole, il dito essiccato deve toccare le labbra durante il consumo della bevanda affinché il bevitore possa guadagnarsi l’onore di essere un vero “Sourtoer”.
Perfetto, non resta che scegliere il superalcolico: Tequila!!
La cerimonia è solenne, il vecchio marinaio pronuncia qualche frase incomprensibile, compila un registro malridotto con le nostre generalità, e ci serve il “Sacro Gral”.
1..2..3.. e giù! Tutto d’un fiato! Si leva un fragoroso applauso dalla sala ed anche noi entriamo a far parte ufficialmente di questo club di “malati di testa”.
Mentre ci alterniamo al tavolo dell’impresa, un simpatico signorotto calabrese tutto baffi, in visita al figlio trasferito in Canada, si intrattiene un po’ con noi.
Anche a lui esponiamo la nostra perplessità sulle reali possibilità di incontrare orsi in autonomia e,senza ascoltare una parola in più, ci esorta: “Andate a Haines, andate a Haines! Il Chilkoot River non tradisce mai”!
Diamine!! Io ed i miei compagni ci guardiamo, e decidiamo che ci bastano 2 indizi per fare una prova! Si stravolge l’itinerario! Si rinuncia al Monte McCarthy, ed al ritorno da Juneau, tireremo dritti verso Haines!! O la va, o la spacca.
Prima di lasciare lo Yukon passiamo velocemente per Whitehorse, capitale della regione che non ci ha per nulla entusiasmato, se non per un graziosissimo negozietto dove abbiamo avuto modo di comprare del caviale di salmone eccezionale ed a bassissimo prezzo, tal Haines Packing Co.

Lasciamo così lo Yukon e rientriamo in Alaska, carichi per il proseguo del viaggio.
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