Questa storia partecipa al Blogger Contest.2019 nella sezione Racconto Breve.
Caro figlio,
Oggi è un giorno importante, di quelli che ti stravolgono per sempre la vita.
È questa consapevolezza che mi ha spinto a congelare i miei pensieri, riportando su carta le emozioni e le ansie che ora mi assalgono nella sala d’aspetto di questo ospedale.
Voglio raccontarti qualcosa di me e del mondo in cui viviamo.
Sono un uomo come tanti, un gran lavoratore, un buon marito, risoluto ed istruito. Amo il mio lavoro e lo svolgo con la massima dedizione ogni singolo giorno. Ho una passione smodata per i viaggi che mi porta ogni anno a scoprire nuovi orizzonti, diverse culture ed ogni volta qualcosa in più su me stesso.
È in uno di questi viaggi che ho conosciuto tua madre. Nonostante le straordinarie bellezze di Machu Picchu, in Perù è stata lei a rapire la mia attenzione. Amo viaggiare nella natura incontaminata, al di fuori delle rotte del turismo di massa. I luoghi che porto nel cuore sono sicuramente i maestosi ghiacciai dell’Alaska e dell’Islanda, i laghi alpini del Kirghizistan, la foresta Amazzonica. Incommensurabili bellezze con i giorni contati.
Il conto alla rovescia è già iniziato. Ti chiedo scusa, è anche colpa mia.
Spinti da un’insaziabile fame abbiamo voracemente prosciugato di linfa vitale il pianeta che ci ospita. Abbiamo abbattuto foreste, posato pietre su prati, scaricato in mare ogni genere di rifiuto e saturato l’aria che respiriamo.
Siamo come farfalle, voliamo per un giorno e crediamo che sia per l’eternità, noncuranti delle conseguenze delle nostre azioni nel tempo.
Alcuni studi riportano come nel 2050 la popolazione mondiale raggiungerà quota 10 miliardi, e la sostenibilità sarà pressoché impossibile. I popoli più poveri cresceranno a dismisura e alla crisi ambientale si sommerà quella economica innescando una reazione a catena che ci trascinerà velocemente nel baratro più profondo.
Sono stati irresponsabilmente eretti muri a differenziare migliaia di persone. Cosa succederà quando le migliaia diventeranno miliardi? Controllare la crescita demografica sembra essere una possibile soluzione. Ma come si può chiedere ai propri figli di rinunciare alla progenie per rimediare agli errori commessi dai padri?
Il tempo sta per volgere al termine e la clessidra non può più essere capovolta.
Ora il nostro pianeta ci dice basta. Lo sento tremare di paura, squarciare la crosta terreste creando profonde ferite tracimanti di sangue incandescente. Cicatrici indelebili a fare da monito alle future generazioni. Lo vedo piangere lacrime ghiacciate devastando campi e raccolti. Lo sento sudare nelle giornate più afose fino ad evaporare ogni fluido corporeo sotto l’azione incessante del sole. Nudo, spogliato dalla nostra incuria, senza più alcun filtro a proteggerlo.
I ghiacci si sciolgono inondando intere città, i venti si scontrano generando sempre più spaventosi e frequenti uragani, le foreste ardono bruciando la speranza di un futuro migliore. Le specie animali con le quali condividiamo la nostra casa in usufrutto sono state le prime a pagare le conseguenze della nostra scelleratezza. Cercano di adattarsi come possono al mondo che cambia, a discapito spesso della loro stessa sopravvivenza.
Ricordo come fosse ieri l’emozione provata nell’osservare lo sbuffo in superficie di quei giganti del mare che tu forse non avrai il privilegio di ammirare. Creature innocenti costrette a modificare rotte migratorie millenarie per far fronte al repentino cambiamento della temperatura delle acque. Inseguono il cibo necessario al loro sostentamento, mentre la nostra maggiore preoccupazione è se farlo recapitare al nostro domicilio usufruendo dei servizi di Just Eat oppure Glovo.
Siamo sicuramente i peggiori coinquilini che gli potessero capitare.
Io per primo ho messo sempre al primo posto il mio benessere ed ho contribuito a distruggere la nostra terra o, per essere più precisi, non ho fatto nulla per evitarlo.
Il 2050 è lontano, pensavo, domani dovrò comunque prendere la macchina per presentarmi puntuale a lavoro.
Viviamo in un mondo preso in prestito ai nostri figli e quando lo capiremo sarà oramai troppo tardi.
Oggi però, come ho già detto, è un giorno importante, il giorno in cui io e tua madre mettiamo da parte l’egoismo e pensiamo solo a te. In un momento storico in cui le corporazioni del combustibile fossile, le multinazionali ed i governi tutti, sembra non stiano affrontando la questione con la dovuta attenzione, noi vogliamo dare il nostro contributo.
Oggi decidiamo che non puoi pagare per le nostre colpe.
Oggi io e tua madre abbiamo scelto di non costringere nessuno a vivere in un pianeta che esala l’ultimo respiro. Mentre io scrivo queste righe in una sala d’aspetto, tua mamma abortisce in sala operatoria.
I nostri cari ci definiscono pazzi. Dicono che non cambieremo nulla con la nostra scelta. Dicono che il nostro dovere si limita a gettare la plastica nella plastica, il vetro nel vetro e l’organico nell’organico.
Noi crediamo invece che il nostro dovere non si debba limitare a ciò che facciamo ma vada misurato in relazione al costo della rinuncia ad un atto desiderato. Solo grandi sacrifici porteranno altrettanti benefici.
Scegliamo coscientemente di non dare alla luce una nuova vita. Scegliamo invece di dare nuova luce ad una vita.
Adottiamo te, nostro figlio.
Con amore, Papà.
L’esperimento
Questo è la vignetta che ho disegnato mentre componevo il Racconto in concorso al Blogger Contest di Altitudini.it.
Ho voluto fare un esperimento mostrandola sui vari Social senza dare alcun indizio sul contesto al quale si riferisse. Ho chiesto di dare un significato all’immagine e, devo essere sincero, non mi aspettavo una così ampia partecipazione.
Hanno risposto in tanti, quindi sicuramente si sono toccati temi vicini, in un modo o nell’altro, a tutti noi. Alcuni commenti mi hanno un pochino rattristato, altri fatto adirare, altri invece pensare che un futuro migliore possiamo ancora scriverlo.
Tiriamo le somme
Riordinando un pochino tutti i pensieri arrivati nell’osservare questo disegno non posso far altro che constatare come l’attenzione sia stata monopolizzata dai bambini di colore.
Il tema del razzismo è attualmente egemonizzante ed è chiaro come sia diventato un parafulmine atto a distogliere il nostro sguardo da questioni non più procrastinabili e forse ben più importanti.
Premettendo che non esiste una visione giusta ne tanto meno una sbagliata, vorrei illustrarvi il pensiero che si cela dietro questo mio disegno.
Il tema del Blogger Contest di altitudini.it è “la grande estinzione” ed è mentre scrivevo la storia in concorso che ho disegnato questa scena.
L’immagine che nella mia testa avrebbe dovuto più di tutte catturare l’attenzione è la “batteria scarica” del pianeta che ci ospita (d’altronde è l’unico colore presente nel disegno).
Un pianeta prosciugato dai vizi di un popolo civilizzato che ne ha fin troppo abusato (il ventilatore alimentato dalla stessa terra a rinfrescare un anziano sornione).
L’uomo, anziano o bambino che sia, raffigurato come l’unico vero rifiuto inquinante che ne sta compromettendo il futuro.
L’unico rifiuto ad essere però differenziato con così tanta cura e premura: issando muri a dividere il vetro dalla carta, l’umido dalla plastica, il bianco dal nero.
L’uomo “civilizzato” che invecchia, seduto sul proprio secchione, chiuso e “forse” anche vuoto, a dispetto di popoli fertili che crescono a dismisura stipati in luoghi ahimè oggi inospitali. Cercano un’opportunità di sopravvivenza bussando alla porta di quel “vecchio” che ha perso l’udito già da un po’.
Anziano, giovane, carta o vetro, nessuno veramente consapevole del poco tempo che ci rimane.
Questa è la mia visione.
Ringrazio chi ha voluto partecipare con un suo pensiero
Tanta carne al fuoco in questa immagine, tanti spunti, che hanno portato coloro che hanno contribuito a dare la loro personale visione in base alla singola percezione del mondo attuale.
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